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Social Network, la vetrina delle nostre emozioni

Di Lorenza di Gaetano - 7 Agosto 2014

Social Network

Riempiono il nostro tempo libero, ci aiutano ad alleggerire le attese, attraverso di essi recepiamo un gran numero di informazioni e condividiamo parti della nostra giornata: i social network costituiscono oggi il più potente mezzo di comunicazione che la storia dell’Occidente abbia mai generato, possiedono caratteristiche specifiche e influenzano notevolmente la nostra vita e le nostre abitudini.

Postare una foto o un commento sono ormai divenute azioni semplici e immediate e gradualmente anche l’età di chi utilizza strumenti come Facebook o Twitter si è notevolmente estesa, non costituendo più un fenomeno esclusivo dei giovani.

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Quali meccanismi e quali parti di noi entrano in gioco quando utilizziamo i social network?

Il virtuale interessa sia l’ambito del corporeo, sia quello dell’identità, sia la relazione: questi tre poli sono legati e si influenzano a vicenda.

Il corpo, e con esso tutta la sfera del non verbale, rimane protetto al di là dello schermo del pc, non si vede (almeno non in tempo reale ma solo attraverso la mediazione di immagini che la persona sceglie di condividere) e non ingombra: ciò libera dalla paura e facilita comportamenti disinibiti. Al contempo, lo spazio real-virtuale è il regno delle relazioni e della condivisione, senza l’altro pronto ad ascoltare (o a leggere e a cliccare un “Mi piace”) tutto ciò che viene reso noto attraverso il proprio profilo non avrebbe un interlocutore e perciò nessuna ragione di essere pubblicato. Infine l’identità, che entra in gioco prepotentemente: ciò che condivido con gli altri è ciò che sono, penso, desidero, oppure per opposto ciò che non sono ma vorrei essere e che posso esprimere pienamente on line grazie al parziale venir meno delle barriere limitanti date dalle convenzioni sociali.

relazioni-social-networkLa Rete (in particolare i social) emerge così come uno dei luoghi principali di manifestazione delle proprie emozioni: in essa si può ascoltare, comunicare, confessarsi. È un luogo di narrazione, poiché c’è sempre qualcuno che racconta e qualcun altro che ascolta, anche se non necessariamente nello stesso momento né con lo stesso linguaggio.

La grande differenza rispetto alle ordinarie conversazioni vis à vis è che nello spazio virtuale può avvenire una manifestazione aperta dei propri stati emozional-sentimentali. Si assiste così a uno straripamento emozionale e alla diffusione dei confini tra mondo digitale e mondo reale, in una contaminazione tra privato e pubblico. Attraverso i social network ci si riappropria del proprio sentire: si manifesta parte di ciò che si sente dentro e, al contempo, si discute con altri di questi stati emozional-sentimentali.

Una comunicazione introspettiva che viene messa in scena, in una sorta di processo di “mediatizzazione” della vita quotidiana: la nostra identità, infatti, appare oggi sempre più un’attività performativa.

La società ci impone un’attenzione focalizzata sul modo che ciascuno di noi ha di rappresentare e presentare se stesso, perennemente sottoposto al giudizio altrui: l’altro, con cui condividiamo pensieri, gusti, passioni, rappresenta il pubblico delle nostre “esibizioni”.

Gli utenti dei social, che a questo punto possiamo considerare dei veri e propri palcoscenici, utilizzano tutti gli strumenti a loro disposizione per migliorare la qualità della loro performance e attirare il maggior numero possibile di consensi/Like.

Quale bisogno, quindi, viene assecondato e soddisfatto?

Si tratta della fame di riconoscimento sociale, che oggi si ottiene attraverso vie alternative rispetto al passato. La particolaritàriconoscimento-sociale di queste nuove piattaforme comunicative è costituita dal fatto che esse impongono una nuova sintassi fondamentale del linguaggio delle emozioni condivise: diversamente dalle interazioni faccia a faccia, che prevedono reazioni e risposte immediate, la Rete detta nuovi tempi di lettura, riflessione, risposta. Questi tempi, decisamente dilatati, consentono all’individuo di porsi una serie di domande: cosa hai provato? Cosa ho provato io? Nei confronti di chi? Come ti sei comportato? Come io mi comporterei se mi trovassi al tuo posto? Social network e blog personali permettono l’affermarsi di una intelligenza emozionale, un nuovo modo di gestire i propri stati interiori e pertanto una nuova alfabetizzazione emotiva.

Tutto questo condividere pensieri ed emozioni provati comporta tuttavia un grosso rischio, per di più paradossale. Il privato messo continuamente in scena viene così facendo in parte svalutato, poiché la sincerità e l’autenticità di ciò che appartiene alla nostra sfera intima, nel momento stesso in cui decidiamo di renderlo pubblico, diviene formale, costruito ad hoc per riscuotere accettazione e promuovere consensi. Diviene, insomma, alla stregua di merce da esporre in vetrina e obbedisce pertanto a vere e proprie leggi di “mercato”.

Ma di questi meccanismi quanto siamo consapevoli? Quanto ci autoconvinciamo che il nostro modo di presentarci sia effettivamente autentico?

Le parole che ho detto: condivisione, autenticità, incontro.

Il saggio dice che: “Comunque ci si sforzi, non si può non comunicare“ (P. Watzlawick)

Dottoressa Lorenza Di Gaetano

www.leparolechenonhaidetto.wordpress.com





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