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Refusenik: i pacifisti israeliani

Di Valeria Bonora - 1 Agosto 2014

Sono 16 mila i riservisti che Israele ha richiamato nell’esercito; devono stare pronti ad entrare in guerra contro Hamas, sono obbligati a stare pronti a combattere, perché il servizio militare è obbligatorio e ai 186.500 soldati che compongono l’esercito.

A questi se ne possono aggiungere altri 445mila, sono i riservisti richiamati in servizio quando ci sono emergenze, emergenze di guerra.

Guerra in Palestina

I giovani non possono sottrarsi al servizio militare, sia che siano uomini sia che siano donne, due anni per quest’ultime e tre per i ragazzi. Sono esclusi solo gli arabi israeliani, chi è affetto da malattia mentale o incompatibilità fisica e gli ebrei ultraortodossi che devono studiare religione. Gli altri devono servire il loro paese e andar in guerra quando vengono chiamati al servizio, pena il carcere e l’interdizione dai pubblici uffici e l’accusa infamante di essere un “traditore”.

Pacifisti israeliani: Chi sono?

Ma c’è chi in tutto questo non vuole entrarci, chi si rifiuta di combattere, chi non vuole la guerra e lotta per non farla, sono i refusenik, i pacifisti israeliani, giovani che disobbediscono al loro paese in nome di qualcosa di più grande: la pace.

Queste sono le parole di Alon Gorman, un giovane israeliano che si rifiutò di prestare servizio nell’esercito nel 2012, e che spiega quanto sia “normale” per i ragazzi entrare in guerra e perché:

❝Non ci si interroga se sia giusto o sbagliato farlo, lo si fa. La “preparazione” la si fa attraverso un lavoro sistematico di rimozione della storia dell’ “altro”. Ecco che si parla di “Guerra di liberazione”, si cancella la Nakba, si organizzano tour guidati al di là della Linea Verde. Per cui il ragazzo non capisce il contesto, non sa sa cosa sia la Palestina, semplicemente non sa cosa succede. I soldati vengono a parlare nelle scuole e raccontano di quando i ragazzi dovranno entrare nell’esercito. Si può dire che la scuola è la prima base di reclutamento. Tutto è vissuto con naturalezza, lo si percepisce come “apolitico” non come “indottrinamento”. Inoltre rivestono un’importanza particolare i viaggi che vengono organizzati dalle scuole all’estero per esempio nei campi di sterminio. Io ho notato quanto questo abbia aumentato in molti ragazzi della mia età il desiderio di entrare nei gruppi combattenti.❞ – da BoccheScucite

Molti dei refusenik sono pacifisti. In questo caso dovranno presentarsi davanti ad una commissione che deciderà se hanno o non hanno il diritto di evitare il servizio militare. Altri scelgono di dire chiaramente che sono contro l’occupazione dei territori palestinesi. La punizione per queste persone è il carcere militare con una pena che può variare da 2 mesi a 2 anni.

Oggi sono 50 i giovani che si rifiutano di entrare nell’esercito, di combattere in Palestina, di uccidere. Ognuno ha i suoi motivi, ma li lega un filo conduttore che è il senso di pacifismo. A Ottobre andranno in carcere.

Di seguito alcuni dei giovani intervistati nel reportage di Martin Barzilai realizzato nel 2009, che mostra ragazzi che hanno rifiutato di obbedire, che hanno scelto la pace: sono i refusenik israeliani.

refusenik israeliani

Tamar, 20 anni. “Sono pacifista e nel 2008 ho scelto di andare in prigione per spiegare che è possibile rimettere in discussione il tabù del servizio militare. Ho passato tre mesi in prigione e l’ultimo in isolamento perché rifiutavo di indossare l’uniforme. L’odio e l’intolleranza per scelte come la mia sono ancora più forti in momenti come questi. La mia generazione è cresciuta senza alcun contatto con la società palestinese. In questo modo l’odio nasce più facilmente”. Tel Aviv, Israele, 2014.

refusenik israeliani
Alex, 22 anni, operatore cinematografico. “A 17 anni sono andato nei territori occupati per aiutare i palestinesi a raccogliere le olive. Questa esperienza mi ha molto toccato. Mi sono reso conto che la parola sicurezza per giustificare l’occupazione era una menzogna. Ho deciso che non avrei fatto il servizio militare. Ho passato cinque mesi in prigione per disobbedienza”. Tel Aviv, Israele, luglio 2009.

refusenik israeliani
Neta, 18 anni. “Ho ricevuto un’educazione molto tradizionale, ma a 15 anni ho scoperto che esiste l’occupazione dei territori palestinesi. Ho scelto di andare in prigione perché credo che le persone debbano sapere: l’esercito israeliano non rispetta i diritti umani e commette crimini di guerra.” Haifa, Israele, luglio 2009.

refusenik israeliani
Giyora Neumann, 55 anni, giornalista. “A 17 anni, nel 1971, sono stato il primo a rifiutare di fare il servizio militare e ad andare in prigione. L’ho fatto per ragioni politiche, all’epoca militavo in Matzpen, un partito politico socialista, rivoluzionario e antisionista. Ma l’ho fatto anche per ragioni personali: la mia famiglia aveva sofferto un’altra occupazione… in Polonia”. Tel Aviv, Israele, luglio 2009.

refusenik israeliani
Omer, 20 anni, studentessa. “L’esercito funziona bene. Non lascia il tempo di riflettere. Penso che i giovani israeliani debbano concoscere la situazione dei palestinesi per poter scegliere se fare il servizio militare o no. Mio padre è un generale importante del Mossad, siamo agli opposti io e lui. Ho passato due mesi in prigione. È stato difficile, ho perso cinque chili”. Tel Aviv, Israele, luglio 2009.

refusenik israeliani
Ben, 27 anni, lavora in una videoteca. “Mio padre ha passato 40 giorni in prigione perché non ha voluto arruolarsi a Gaza. Quando è stato il mio turno anche io ho scelto di non andare. Ho parlato con l’ufficiale incaricato dei disturbi mentali. Gli ho detto che non volevo portare armi e che se mi avessero costretto le avrei usate contro i miei superiori”. Tel Aviv, Israele, 2014.

refusenik israeliani
Or, 19 anni. “Sono cresciuta in una famiglia molto tradizionale ed ero sicura da bambina che mi sarei arruolata. Durante una manifestazione contro il muro in Cisgiordania a cui ho partecipato, l’esercito ha sparato contro di noi. Quel giorno ho capito che non avrei fatto il servizio militare”. Tel Aviv, Israele, luglio 2009.

refusenik israeliani
Daniel, 24 anni, studente. “Sono socialista e ho deciso di non arruolarmi perché sono contro l’imperialismo. Inoltre, nella società israeliana, la guerra è sempre stata sinonimo di ingiustizia sociale”. Haifa, Israele, luglio 2009

refusenik israeliani
Naomi, 20 anni, studente. “Non ho fatto il servizio militare perché sono contro l’occupazione e contro la militarizzazione della società israeliana. Abbiamo uno degli eserciti più importanti al mondo, ma siamo un piccolo paese. È stato un problema quando ho cominciato a cercare lavoro. Dovevo essere assunta in una libreria, ma quando il proprietario ha scoperto che non mi ero arruolata ha cambiato idea”. Tel Aviv, Israele, luglio 2009.

refusenik israeliani
Haggai, 26 anni, giornalista. “Nel 2001 quando abbiamo scelto di andare in prigione per protestare contro l’occupazione eravamo in 25. Era un movimento molto importante. C’è stato un processo contro di noi trasmesso in tv. E dal punto di vista del diritto questo processo è diventato un esempio sia dal punto di vista politico che filosofico. L’esercito ci ha usato come esempio per spaventare gli altri. Mi hanno condannato a due anni”. Tel Aviv, Israele, luglio 2009.

PS: Questa è una foto del fotografo Mohammed Saber, mostra un raid israeliano su Tuffah, il quartiere vecchio di Gaza City, il 29 luglio… Voi con chi state con i pacifisti israeliani o no?
Pacifisti israeliani





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