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Wwf: La Soia Distrugge l'Amazzonia

Di Valeria Bonora - 6 Giugno 2014

Un quinto della foresta amazzonica in 50 anni, questo è quanto abbiamo perso per produrre la soia per dar da mangiare agli animali da macello.

Immaginate i 7 milioni di km², che sono circa 1.75 miliardi di acri di foresta, di questi un milione e mezzo non esistono più, senza contare i milioni di specie animali che vedono il loro habitat distruggersi sotto le loro zampe.

Della soia prodotta solo il 6% viene destinato all’uso umano, il resto viene impiegato per farne cibo per polli e maiali. Per produrre un chilo di carne servono dai 263 grammi ai 575 di soia. La deforestazione è in continuo avanzamento, sia per coltivare la soia, sia per trasformarla in pascoli, sia per la costruzione di strade, senza contare l’inquinamento delle falde agricole dovuta ai prodotti agrochimici e l’erosione del suolo.

Viene stimato che entro i prossimi 20 anni la foresta potrebbe addirittura venire dimezzata.

In questo scenario catastrofico interviene il WWF con la proposta di produzione della soia in maniera più responsabile, c’è bisogno dell’aiuto e del sostegno di finanziatori e dei governi che promuovano concretamente la sostenibilità ambientale e sociale attraverso tutta la catena di produzione della soia.

Il WWF si prefigge degli obiettivi precisi e per farlo si avvale di un processo di certificazione proposto dalla Tavola Rotonda sulla Soia Responsabile (Roundtable on Responsible Soy, RTRS):

• Facilitare il dialogo globale sulla soia economicamente sostenibile, socialmente equo e rispettoso dell’ambiente.
• Raggiungere il consenso tra le parti interessate e gli “attori chiave” legati all’industria della soia.
• Agire come un gruppo per sviluppare e promuovere uno standard di sostenibilità per la produzione, la lavorazione, il commercio e l’uso di soia.
• Agire come un gruppo riconosciuto a livello internazionale per il monitoraggio della produzione di soia globale in termini di sostenibilità.
• Mobilitare i diversi settori interessati a partecipare al processo della Tavola Rotonda.

Anche noi nel nostro piccolo possiamo partecipare alla Tavola Rotonda, solo in Italia si buttano 1,2 milioni di tonnellate di alimenti (8 miliardi di euro), abbattendo questi numeri possiamo ridurre l’impatto ambientale. Ogni cibo che arriva sulle nostre tavole attraversa diverse fasi che hanno tutte un ampio impatto sull’ambiente.

Eva Alessi, responsabile sostenibilità Wwf Italia, ha parlato a proposito degli sprechi dell’alimentazione:

“Parlando di alimentazione, il momento storico che stiamo attraversando vede lo scontro tra fame e obesità, miseria e abbondanza, produzione e consumo quali aspetti dello stesso problema che uniscono malnutrizione, povertà, sicurezza alimentare, salute e sprechi, quest’ultimo vero oltraggio morale e ambientale. Oggi secondo la Fao la produzione agricola mondiale attuale potrebbe nutrire 12 miliardi di esseri umani, quasi il doppio di quelli attualmente presenti sul pianeta e il cibo che viene sprecato potrebbe alleviare la fame delle popolazioni malnutrite del pianeta (basterebbe per alimentare l’intera popolazione dell’Africa Sub-Sahariana) e ridurre gli inutili impatti ambientali che la sua produzione e smaltimento determinano”





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