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I Bocconcini di Eva

Latte di Mucca patrimonio dell'Unesco: patrimonio dell'umanità, economico o delle mucche?

Di Aida Vittoria Éltanin (E.V.A.) - 30 Maggio 2014

1 Giugno. E’ il “World Milk Day”. Giornata mondiale del latte.
Quale occasione migliore per proporre che questo alimento diventi “patrimonio mondiale dell’umanità”? (1)
Di quale latte stiamo parlando? Non di quello santo e benedetto del seno delle nostre madri, ma di quello spremuto in tutto il mondo da mammelle spesso doloranti, gonfiate da ormoni e malate di mastiti, appartenenti a milioni di mamme mucche, latte che diverse associazioni del mondo caseario (chi altri?) vogliono vedere “beatificato” con un riconoscimento mondiale di prestigio…

Ora che è abbastanza lontana l’eco del morbo della mucca pazza, le associazioni si fanno forti della breve memoria della gente e ci riprovano a portare in auge il loro prodotto, ma questa volta puntando molto in alto…
Vediamo nel dettaglio perché l’accettazione di questa proposta spudorata potrebbe significare la vergogna e la perdita di credibilità dell’intera Unesco (e della FAO o di chiunque appoggiasse questa iniziativa), e vediamo perchè quando si gratta sotto la superficie il latte di mucca e i suoi derivati sono ben lungi dall’essere un PATRIMONIO indiscutibilmente buono per tutti, o un patrimonio che appartiene di diritto all’UMANITA’…
PATRIMONIO mondiale dell’umanità?
Cominciamo dalla prima di queste tre parole.
E’ davvero un PATRIMONIO da difendere il latte vaccino?
E’ un BENE certo e garantito per il corpo di un bambino bere latte di un bovino ?
E’ davvero SANO per tutti gli adulti questo latte animale grasso, che contiene colesterolo, lattosio, ormone delle crescita IGF-1 ed estrogeni, privo di fibre, povero di ferro e spesso inzuppato di antibiotici, a cui così tante persone sono intolleranti ?
E’ cosa buona e giusta ergerlo a patrimonio dell’umanità e quindi spingere mondialmente ancora di più il suo consumo, sia tra i bambini che tra gli adulti, un consumo ormai già altissimo e quotidiano nel nostro paese e in quelli occidentali?
Chiaramente i suoi produttori e sostenitori pensano di sì, ed esclamano a gran voce ovunque come questo liquido animale sia “un alimento FONDAMENTALE per la nostra nutrizione” e per una dieta sana ed equilibrata, nonché “la bevanda più diffusa dopo l’acqua”, ed “una risorsa economica che dà lavoro a migliaia di persone”. (1)
Per questi ed altri motivi lo vorrebbero quindi “inserito nella lista di quei beni che sono patrimonio mondiale dell’umanità, tutelati dall’Unesco”.
Perché l’UNESCO? E perchè la FAO ?

Anche se non è né un paesaggio estetico, né un capolavoro umano, il latte potrebbe far parte della lista tanto ambita dato che l’UNESCO ha già recentemente garantito anche alla “DIETA MEDITERRANEA” l’iscrizione nella lista rappresentativa del “Patrimonio Culturale Intangibile” dell’umanità.(2) Provare quindi a far entrare il latte di mucca (e a breve, ipotizziamo, perché non provarci con lo spiedo o la caccia alle foche?) potrebbe essere un gioco da ragazzi per i suoi produttori.

Oltre alla gloria, cos’hanno da guadagnare queste associazioni, se questa proposta agghiacciante passasse?
Essere inserito nella lista potrebbe contribuire potenzialmente a far aumentare la consapevolezza della sua salubrita’, nonche’a far passare misure protettive, o vere e proprie “azioni legali e cooperazioni tra gli Stati volte ad aumentare la trasmissione di informazioni” sui benefici di questo alimento. Intuiamo che dalle scuole pubbliche alle Universita’ diventerebbe poi molto difficile e rischioso osare criticare il latte, così super protetto dai poteri così forti.
Possiamo ipotizzare che essere inclusi in questa lista e avere certi appoggi incoraggerebbe di non poco il consumo di latte e formaggi e la loro distribuzione a-critica nel mondo.
Entrare poi con la bandiera dell’UNESCO e l’appoggio della FAO in mercati nascenti come quelli dell’Asia, dell’Africa o del Sud America, sarebbe un bel colpo per i produttori.
Sarebbe una vera “bella vincita” (e aumenterebbe il patrimonio di qualcuno, non c’e’ che dire)…
Lo sarebbe davvero però per il popolo in generale, per la terra e per gli animali?
PATRIMONIO SALUTARE?

Il latte di mucca è senza dubbio un alimento sano, naturale e benefico per i vitelli, ma è ESSENZIALE per la vita di noi esseri umani (o per qualsiasi altra specie animale tranne i bovini)?
Come dimostrano i milioni di vegani e di persone che non lo consumano o smettono di consumarlo per svariate ragioni, chiaramente no. Se ne può fare a meno…
Anzi, per assurdo, una delle ragioni per cui sempre più gente sta eliminado latte e derivati dalla propria dieta è proprio quella di provare a risolvere, sotto direttiva di medici o nutrizionisti informati, varie problematiche di salute.
Il consumo sempre maggiore di latte di mucca (e/o di alcuni suoi derivati) è sempre più correlato a varie problematiche di salute occidentali, e da numerosi studi scientifici di rilievo: dal tumore alle ovaie per le donne e quello alla prostata per gli uomini (3-8), dall’autismo all’otite, alla stitichezza nei bambini (3, 9, 10, 28), dall’acne giovanile al diabete di tipo 1 fino pare alla produzione di muco eccessivo e all’asma (3, 11-15) . E sono solo alcuni esempi…

Anche la tanto osannata protezione dall’osteoporosi, conferitaci apparentemente da dosi massicce di latte e latticini, sta venendo smontata pezzo per pezzo dai risultati più recenti della letteratura scientifica, tanto che la prestigiosa scuola di Salute Pubblica di Harvard, negli Stati Uniti, ha così dichiarato: “C’è pochissima evidenza scientifica, se non nessuna, che un alto consumo di latticini protegga contro l’osteoporosi”. (3,16)
Ironicamente, diversi studi fanno notare che le nazioni al mondo con i maggiori consumi di latte e latticini sono proprio quelle dove si registrano più fratture ossee tra le donne. (3, 17, 28)

Un caso? Tutte coincidenze? Pura casualità statistica e geografica?
Non sembra pensarla così il PCRM (Comitato di dottori per una medicina responsabile), nè la Harvard School of Public Health che dal suo “piatto per un’alimentazione sana” ha rimosso il bicchiere di latte che prima troneggiava in bella vista, per sostituirlo con un semplicissimo bicchiere di acqua.
L’acqua è in effetti l’unica bevanda che meriterebbe davvero di esser considerata “patrimonio dell’umanità”, insieme alla preziosissima acqua contenuta nella FRUTTA (e questo cibo sì che è INDISPENSABILE per la nostra salute e per una dieta completa, e andrebbe forse più protetto e osannato come patrimonio mondiale dell’umanità).

Purtroppo, questi e altri studi scientifici simili non arrivano quasi mai sulle prime pagine dei quotidiani (e come potrebbero, quando in quarta pagina o tra gli sponsor figura quasi sempre la pubblicità di un latticino…? Chi oserebbe tanto?), e raramente se ne parla purtroppo nelle nostre Università di medicina, dove Big Pharma ha un ruolo ben più di risalto.
Come spiega anche il Professor Berrino, solo un miscuglio di compiacenza, interessi economici o profonda ignoranza possono continuare a voler nascondere queste correlazioni alla popolazione. Il dottor Berrino, le Dottoressa Baroni (Presidente di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana), la nutrizionista e medico De Petris, il pediatra M. Conte ecc. sono solo alcuni dei tanti medici informati (e coraggiosi) che stanno sempre più SCONSIGLIANDO il consumo di questo alimento alla popolazione, così come fanno negli Stati Uniti anche il Dottor e ricercatore Neal Barnard, Presidente della già citata Associazione PCRM, o medici ricercatori e autori illustri come Dr. Michael Greger, John McDougall, Esselstyn e molti altri in tutto il mondo, che basano le loro decisioni sui dati scientifici ormai a disposizione di tutti (per chi abbia voglia di scavare e studiare un po’, s’intende…).

Anche per tutti questi motivi, per queste contro-raccomandazioni e per tutti i risultati preoccupanti di sempre più studi di valore, troviamo che inserire il latte come “patrimonio dell’umanità”, proprio negli anni in cui sta venendo alla luce il suo lato oscuro per la nostra salute, ci sembra molto pericoloso, o quanto meno imprudente e affrettato…
Non varrebbe la pena aspettare almeno altri 10 anni e vedere i prossimi grandi studi cosa diranno per trarne delle conclusioni più precise sul suo apparente valore per la nostra salute…?
Patrimonio STORICO e MONDIALE ?
Davvero TUTTA l’umanita’ si nutre del latte delle mamme mucche allo stesso modo?
L’intolleranza al lattosio ci viene fatta passare come l’eccezione alla norma, ma i dati mostrano che sia esattamente il contrario.
Prima di tutto, essere INCAPACI di digerire il lattosio dopo l’infanzia è la norma per circa il 75% della popolazione mondiale (e si toccano punte del 90% di “intolleranti” tra alcune popolazioni di origine asiatica). (3)
Il latte, poi, ci dicono sia “la bevanda più diffusa al mondo, dopo l’acqua”. Forse tra i bambini sì, anche grazie agli aiuti umanitari che distribuiscono questo prodotto in polvere nei paesi poveri, ma le statistiche mondiali e i produttori di tè però ci ricordano che la seconda bevanda dopo l’acqua, mondialmente, sia la loro… (18,19) Come la mettiamo?

A quando un premio anche al tè quindi? (E poi ovviamente arriverà il caffè a chiederlo, perchè no?).
Basta guardare una mappa FAO del consumo mondiale per rendersi conto che latte e derivati non siano affatto alimenti universalmente consumati allo stesso modo.(20)
In due continenti in particolare, nei paesi asiatici e africani, il loro consumo e’ minuscolo paragonato ai paesi occidentali, e guarda caso, queste nazioni sono meno colpite in media da patologie quali il tumore al seno, l’osteoporosi, il diabete di tipo 1, certi problemi legati alla menopausa ecc.

Purtroppo, anche lì la richiesta di latte, formaggi, cheeseburger & company è in forte aumento negli ultimi decenni (ed altrettanto in aumento sono i tumori ormono-sensibili ed altre patologie guarda caso), ed è proprio nei mercati emergenti e in via di sviluppo che vuole dichiaratamente arrivare l’industria casearia, e come abbiamo già detto, arrivarci sventolando la bandiera dell’UNESCO gli renderebbe molto più facile sfondare in questi nuovi mercati (mercati in cui abbiamo forti sospetti che l’industria farmaceutica li seguirebbe a ruota…).
Che dire però dei paesi dove si soffre la fame? La produzione di latte e i latticini, ci viene ricordato, qui diventerebbe quindi una risorsa alimentare importante. “Non vale la pena sacrificare qualche mucca almeno per loro…?”, ci sembrano chiedere i produttori di latticini? Ed ecco utilizzata la “carta jolly”, l’asso nella manica… Quale cuore di pietra oserebbe dire di no?
In realtà, è presto rivelato il bluff… Anche secondo recensioni scientifiche sull’argomento e come si evince dai dati di UNICEF e W.H.O. (O.M.S.) sul tema, i bambini africani, più che per la mancanza del latte di una mucca, muoiono in gran numero per problemi sociali e di genere che causano indirettamente malnutrizione per via di guerre e guerriglie che rendono impossibile l’agricoltura in pianta stabile, per i problemi a reperire acqua pulita, per la povertà diffusa, la siccità, la corruzione di molti Stati, per il poco controllo sulle gravidanze da parte delle giovani donne, per via di traumi, abusi sessuali e gravidanze precoci, nonchè per la pessima abitudine di non voler più allattare i bambini al seno, abitudine ancestrale ma che le donne africane hanno perso a forza di pubblicità illegali a favore del latte di mucca in polvere, pubblicità che hanno violato ogni sorta di codice internazionale a protezione del latte materno… (29, 30)
Illudersi quindi che basti aumentare la produzione di latte e far nascere ogni dove allevamenti industriali di mucche e bovini in Africa e nei paesi più poveri ci sembra davvero una beffa oltre al danno (oltre a non risolvere tutti gli altri problemi sociali e di genere, dove la vanno a prendere in Africa tutta l’acqua potabile che serve a far bere questi animali e per coltivare i quintali di foraggio di cui necessitano? E come la mettiamo con l’intolleranza al lattosio di moltissimi adulti in queste nazioni?)
Anche tornando ai paesi occidentali, dove il consumo di latte e latticini è altissimo sia tra i bambini che gli adulti, da quanto tempo è così? E’ da sempre stata una bevanda storica il latte in Italia? E’ sempre stato patrimonio di TUTTI ? Quanto se ne consumava in passato? E quanti formaggi si trovavano nelle casupole dei poveri?
I dati ISTAT ci vengono per fortuna in aiuto.
1861-1870. Nell’Italia della vera dieta mediterranea, il consumo di formaggi si attestava solo intorno a 1,3kg a testa all’anno, contro gia’ i 10 kg di 100 anni dopo, registrati nel 1970, in pieno boom economico. (3)
Da quando in quando nel 1800 ci si poteva permettere di consumare le “2 – 3 porzioni AL GIORNO di latte e derivati” suggerite dalle nostre piramidi attuali (INRAN 2009) ?
Anche il consumo di burro è salito vertiginosamente in pochi decenni.
Come puo’ quindi essere dichiarato un patrimonio di tutta l’umanita’ (ma anche solo dell’Italia) un alimento il cui consumo, e quello dei suoi derivati, fino a poche centinaia di anni fa è sempre stato appannaggio di pochi e ricchi abitanti del pianeta?
E a proposito di ricchezza e di patrimoni…
Nella proposta all’UNESCO, è stato a quanto pare ricordato che il latte vaccino (dalla parola “vacca”) “è una risorsa economica, fondamentale per la sopravvivenza di 750 milioni di persone: tante sono, infatti, quelle che vivono solo grazie all’allevamento di animali da latte.” (1)
Anche senza avere una laurea in economia, possiamo capire tutti benissimo che il mercato del lavoro NON crollerebbe domani se tutti smettessimo di bere latte e di consumare i suoi derivati.
Niente si distrugge, tutto si trasforma.
Per avere sufficienti apporti di calcio, proteine ed altri nutrienti preziosi, o semplicemente per sostituirlo per fare torte, formaggi e creme varie, chi non consuma quotidianamente latte e formaggi (come già fa una buona fetta della popolazioni mondiale) farebbe al suo posto più ampio uso di:
a) verdure a foglia verde e selvatiche (per il calcio ed altri minerali)
b) frutta secca (per il grasso, il latte e la cremosità)
c) legumi (per le proteine)
proprio tre tipologie di alimenti molto salutari ma il cui consumo sta guarda caso CROLLANDO in Italia, facendo perdere il lavoro a molta gente che prima sopravviveva grazie alla loro coltivazione…
(E cosa si sta facendo per QUESTI patrimoni, che stiamo perdendo…?)

E’ quindi chiaro che per ogni litro di latte e kg di formaggi in meno consumati, aumenterebbero dall’altra parte gli acquisti (e la produzione) di alimenti vegetali, sia freschi (come quelli dell’elenco appena citato), sia trasformati (dal latte di mandorle o altri latti vegetali, ai formaggi a base di riso o di frutta secca), creando quindi nuovi posti di lavoro in altri settori, molto meno crudeli e anche più ecologicamente sostenibili.
E sta già succedendo.
Per esempio, i produttori americani di latte di mandorle hanno visto addirittura un aumento del 50% delle vendite nell’ultimo quadrimestre del 2013, rispetto al precedente. (21)

Che poi il latte di mucca sia da valorizzare anche perchè molto “economico” e meno costoso dei latti vegetali, è un’altra mezza verità…
Facciamoci una domanda: PERCHE’ costa molto di più un semplice latte di mandorle rispetto a del latte spremuto a una mucca a cui è stato dato da mangiare e da bere per anni, che è costata di mangimi integrati, di antibiotici e farmaci vari, costruzione box, visite veterinarie, inseminazione artificiale, pubblicità, trasporto, coltivazione di cereali per il suo foraggio, nonché per le tonnellate di acqua che ha dovuto bere?
Chiaramente se il latte di mucca è un cibo “economico”, è perché qualcuno ha fatto di tutto perchè lo fosse, con sovvenzioni ed aiuti vari, non perché intrinsecamente costi poco produrlo…
Il latte vaccino per esempio“gode del privilegio di un 4% di IVA ed è l’unico in Italia a potersi arrogare commercialmente il nome di “LATTE”, nonostante l’origine di questa parola derivi da Glactem e ancora prima dal suono onomatopeico “Glu-glu”, dal deglutire un nutriente liquido, e non significhi affatto “secrezione delle mammelle di una mucca”.
I latti vegetali (soia, farro, avena, riso, mandorle, cocco e altri) oltre a doversi far chiamare “bevande”, sono oberati dal 22% di rincaro”, come fa giustamente notare l’Associazione italiana L.A.V. che si batte per eliminare questo privilegio. (22)
E per inciso, alla pari del latte di mucca, anche i latti vegetali come il latte di soia NON SONO BEVANDE FONDAMENTALI per la nostra sopravvivenza. Sono ottime alternative in cucina, per chi lo desidera, ma non sono necessarie.
Inutile quindi che queste associazioni facciano leva sul fatto che questi latti contengano più ingredienti del latte vaccino e gli siano quindi “inferiori” e più costosi. Al posto del latte (qualsiasi), ci si può anche bere una spremuta di arance a colazione, o no?
E ci risulta che anche qui vi sia un ingrediente solo…
Ma poi, guadagnano davvero gli allevatori, o sono sfruttati a loro volta?
Mentre le industrie di trasformazione del latte stanno guadagnando sempre di più, non si può dire la stessa cosa degli allevatori veri e propri “che sono costretti ad affrontare un aumento stellare dei costi energetici e dell’alimentazione del bestiame”. (23)
Anche i tappeti fatti dai bambini indiani sfruttati sono più economici di quelli prodotti dagli adulti in Europa… Quando qualcosa costa poco, contro ogni logica, dobbiamo chiederci chi stia pagando davvero il prezzo…
Nessuno paga le mucche per il loro “lavoro” e il prodotto del loro sfruttamento
. E queste mucche rendono economicamente anche una volta mandate al macello, distrutte dopo pochi anni di continue gravidanze e mungiture infinite, per essere trasformate in hamburger o altra carne, in pelle o altri articoli di moda.
Patrimonio mondiale dell’ UMANITA’ ?

E arriviamo all’ultima parola, e alla prima domanda che speriamo si porrà la Commissione dell’UNESCO, la più importante di tutte…
Appartiene a NOI esseri umani questo latte?
Fa parte del NOSTRO patrimonio?
Questo prodotto è davvero frutto del nostro corpo, della nostra intelligenza, del nostro sacrificio, del nostro “genio creativo”?
Possiamo in coscienza prenderci il merito e lodare un prodotto la cui mera produzione causa sofferenza atroce, morte precoce e dolore enorme ad altri esseri senzienti e capaci di provare emozioni?
Non esistono “mucche da latte” che nascono e fin da piccole si mettono a produrre questo alimento come una fontana, a piacimento umano e contente di essere legate a vita per produrre latte per noi.
Non esistono quasi da nessuna parte le “mucche felici” di certe pubblicità, che corrono libere nei campi vicine ai loro vitellini, nè esistono vitellini sorridenti, contenti di essersi sacrificati per noi a pochi mesi, per darci una carne “pregiata”…
Ogni mucca che produce latte è prima di tutto sempre una MAMMA ABUSATA, anche quando viene trattata con i guanti.
In natura non verrebbe ingravidata artificialmente, non si riprodurrebbe a quei ritmi, non mangerebbe cereali tostati e soia mentre è legata tutto il giorno, e soprattutto il suo latte, che questi animali producono per mesi e in quantità impensabili anche solo fino a pochi decenni fa, sarebbe tutto per i suoi figli, vitelli e vitelline, che invece non possono quasi mai nutrirsene se non per poche ore o giorni (ma in alcune nazioni e allevamenti neppure per quelli, perchè è “meglio non si affezionino troppo”, e anche per il colostro c’è ormai un mercato… ).

I vitelli delle mucche “da latte” vengono, per ironia, cresciuti ed ingrassati con mix vari a base di latte ricostituito (o in polvere), mangimi integrati a base di farina di estrazione di soia (spesso O.G.M.), cruscame vario, farina glutinata di granoturco, orzo, carbonato di calcio di rocce calciche macinate (da dove crediamo prendano il calcio le mucche di oggi, dato che non brucano più l’erba?), mangimi quasi sempre arricchiti con antiossidanti, estratti vegetali, vari micronutrienti (lieviti, acidificanti) e aromatizzanti. (24-26)
E ci sembra tutto naturale… e lodevole. Qualcosa che va premiato…
Un mondo alla rovescia, non c’è che dire…
Per questi poveri vitelli, che piangono disperati dopo l’allontanamento forzato dalle loro mamme, e che vivono una vita breve di depressione e isolamento, l’industria dei mangimi ha ormai creato anche delle formule apposta per “la risoluzione di situazioni di stress” e che combattano i frequenti casi di “diarrea, virosi, e coccidosi”.
Se il danno è chiaro, la beffa è dietro l’angolo. In molte pubblicità di questi mangimi, le fotografie di questi vitellini disperati e affamati di latte e di amore, vengono sostituite da dolcissime immagini di vitellini felici e cullati dalle mamme mucche, come questa…

Forse nell’Eden era così.
Nella realtà di tutti i giorni, i cuccioli maschi separati dalle madri a suon di pianti (e spesso di violenza pura) sono costretti a passare la loro breve vita in box minuscoli, dove possono a mala pena muoversi, senza il calore della madre, e senza il cibo che la natura aveva selezionato per LORO. (E se avete stomaco, o fegato, potete guardarvi questa investigazione per togliervi ogni immagine bucolica dalla mente e ogni credenza che vengano, dopo tutto, “trattati bene”: http://www.tvanimalista.info/video/allevamenti-macelli/latticini-mucche)

RICAPITOLANDO…
Si sta chiedendo di far diventare “patrimonio mondiale dell’umanità” un alimento che non è un patrimonio di salute indiscusso o fondamentale, il cui consumo non è poi così mondiale o storico, e che soprattutto non appartiene di diritto alla razza umana.
Si sta chiedendo all’Unesco di glorificare e premiare indirettamente i produttori di un alimento rubato, figlio di sfruttamento atroce che è causa ogni giorno di violenza e sofferenze fisiche e psicologiche indicibili per milioni di animali, che causa una morte violenta precoce, inquinamento, crudeltà, tortura e che non solo non ha nulla di “paesaggistico”, ma la cui produzione ha un forte impatto ambientale negativo e ormai insostenibile proprio sul paesaggio e sulle poche risorse terrestri che l’Unesco deve proteggere, sia in termini di spreco di acqua, quintali di deiezioni animali (escrementi) da rimuovere, sfruttamento di campi, foreste, risorse e terreni per i mangimi (quasi mai biologici) che servono a sfamare sia le madri che i cuccioli. (27)
Si vuole celebrare mondialmente un alimento che è economico e a portata di tutti solo di facciata ma che costa indirettamente più di quello che ci dicano, un cibo che arricchisce pochi e sfrutta molti, un alimento e suoi derivati il cui buon sapore (formaggi in primis) è spesso dovuto alle grandi quantità di sale (o di zucchero) che vengono loro aggiunti nelle varie preparazioni dolci e salate per le quali sono utilizzati…
Si chiede all’UNESCO di “santificare” un latte animale di un’altra specie che a differenza di quello materno di madre umana NON È UNA BEVANDA INSOSTITUIBILE o FONDAMENTALE per la vita e la salute degli esseri umani, nè per la crescita normale dei nostri bambini (tanto che una dieta ben bilanciata a base vegetale al 100% (vegana) è stata da più fonti auteroveli ormai dichiarata essere appropriata in ogni fase della vita, dallo svezzamento alla gravidanza, se non addirittura potenzialmente protettiva per molte patologie da adulti), un latte ricco di uno zucchero a cui è intollerante la maggior parte della popolazione mondiale adulta, un alimento e i suoi derivati che lungi dall’essere patrimonio storico sono quasi sempre stati un cibo d’elite per i più ricchi e i cui derivati, nonchè un cibo il cui consumo sempre maggiore, soprattutto dei suoi derivati nei paesi occidentali, è sempre più spesso scientificamente correlato a vari tipi di patologie molto gravi o croniche dei nostri giorni, sia per i bambini che per le donne e gli anziani.
Non c’è che dire.
Andare contro tutte queste evidenze, questi numeri e questi studi, ed avere la presunzione di ottenere un riconoscimento per il frutto dello sfruttamento altrui, è davvero una proposta dalla sfacciataggine degna dei migliori industriali alla Paperon de Paperoni. Una trovata geniale dal punto di vista industriale, ma un insulto all’intelligenza del popolo (che comincia a svegliarsi) e un vero affronto che ci porterà perlomeno a testare l’onestà e l’ INTEGRITA’ di agenzie ancora nobili (e si spera non condizionate dai poteri economici?) come l’UNESCO, che se cederà – più o meno ingenuamente – a questa proposta che di innocente ha solo il bianco del suo prodotto, perderà agli occhi di moltissimi ogni parvenza di obiettività, indipendenza, scientificità e credibilità…
L’UNESCO è nata ed esiste anche “per portare in vita intelligenza creativa”, ci dicono nel loro sito.
Non c’è molto di vivo o di creativo dietro la produzione del latte vaccino.
Non c’è più molto di intelligente, ci pare, nel suo consumo…
Nelle parole di una delle tante persone che hanno smesso di consumare questo prodotto e i suoi derivati: “Il latte di mucca è patrimonio dei vitelli e delle mucche. La vergogna di chi glielo sottrae è invece di tutta l’ umanità che ancora glielo permette”.
P.S. Se anche voi state considerando seriamente di eliminare latte e latticini dalla vostra dieta, e volete provare già da stasera ricette ed alternative gustose e facili, mentre aspettate di valutare l’opzione anche con il vostro medico o nutrizionista vi consigliamo questo sito di informazioni scientifiche a riguardo (http://www.scienzavegetariana.it) e i seguenti blog di cucina e di ricette senza latte e derivati. Vi si aprirà un mondo, vi si aprirà un vero patrimonio… buono per tutti.


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FONTI e RIFERIMENTI PRINCIPALI:

1. Articolo sull’ Espresso - World Milk Day. La proposta: "Il latte sia patrimonio dell'Umanità
(http://espresso.repubblica.it/food/dettaglio/world-milk-day-la-proposta:-il-latte-sia-patrimonio-dellumanita/2221648)
2. UNESCO – Mediterranea Diet
http://www.unesco.org/culture/ich/RL/00884
3. Libro  "La Salute di Eva: il nesso nascosto tra alimentazione e salute femminile" di A.V. Eltanin - Ed. Cosmopolis - 2014
4. Larsson Susanna C., Bergkvist Leif, Wolk Alicja, Milk and lactose intakes and ovarian cancer risk in the Swedish Mammography Co
hort, Am J Clin Nutr November 2004, vol. 80, no. 5, 1353-1357
5. Faber M.T., Jensen A., Søgaard M., Høgdall E., Høgdall C., Blaakaer J., Kjaer S.K., Use of dairy products, lactose,
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6.  Kiani F., Knutsen S., Singh P., Ursin G., Fraser G., Dietary risk factors for ovarian cancer: the Adventist Health Study (United States).
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7. Song Y, Chavarro JE, Cao Y, et al.  Whole milk intake is associated with prostate cancer-specific mortality among U.S.
male physicians. J Nutr. 2013 Feb;143(2):189-96. doi: 10.3945/jn.112.168484. Epub 2012 Dec 19.
8. PCRM “Foods for prostate cancer survival”
http://www.pcrm.org/good-medicine/2003/spring/foods-for-prostate-cancer-survival
9. Nadeem Afzal et al., Constipation with acquired megarectum in children with autism. Pediatrics 2003; 112:4 939-942
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19. http://www.statisticbrain.com/beverage-drink-industry-stats/
20. Mappa del consume globale di latte Statistiche FAO - http://chartsbin.com/view/1491
21.  http://www.eticamente.net/20594/buone-notizie-dai-mercati-crollo-del-consumo-di-latte-di-mucca.html
22. http://www.lav.it/news/latte-di-soia-e-altri-veg-abbassiamo-liva-al-4
23. http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=1452
24  https://www.docenti.unina.it PDF  Power Point - Razionamento vacca da latte – Svezzamento vitelli 
25. Esempio di mangimi per lo svezzamento dei vitelli in Italia
http://www.zebele.it/mangimi.htm
26. Altri esempi di mangimi specifici per vitelli
http://evoluzionesrl.net/it/vitelli/index.aspx?m=53&did=324
27. Le conseguenze ambientali degli allevamenti
http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=554
28. http://www.disinformazione.it/latte_unesco.htm
29. Cracking the Code - https://www.infactcanada.ca/crakcode.htm
30. Malnutrition in Sub – Saharan Africa: burden, causes and prospects
http://www.panafrican-med-journal.com/content/article/15/120/full/
          (Luna -salvata da un'allevamento e ora libera c/o il santuario di Ippoasi - Pisa)




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