Psicologia

L'abitudine a fotografare tutto e tutti ci impedisce di vivere il presente

Di Redazione - 27 Dicembre 2021

Oggigiorno non è indispensabile avere una macchina fotografica o una fotocamera per immortalare momenti e accadimenti importanti. Ogni telefonino all’avanguardia, infatti, riesce in quest’impresa poiché sostituisce una vera e propria fotocamera.

E visto che il telefonino è sempre con noi non perdiamo occasione per fotografare o riprendere quella recita scolastica o quell’attimo di vita che consideriamo importante e unico, qualunque esso sia. Facendo così, però, rischiamo di immortalare qualcosa che non riusciamo a vivere fino in fondo proprio a causa di questa intrusione, di questa distrazione che è proprio l’atto stesso del fotografare o comunque del riprendere.

La creatura vivente più debole, col concentrare i suoi sforzi su un singolo oggetto, può riuscire in qualcosa; laddove la più forte, col disperdere i propri su molte cose, può non realizzare nulla.
(Thomas Carlyle)

Fotografare tutto e tutti non ci fa vivere le emozioni del momento

Proprio di questa questione si è occupata qualche anno fa Maryanne Garry, docente di Psicologia alla Victoria University di Wellington, in Nuova Zelanda.

Secondo la studiosa l’atto stesso di immortalare un momento non riesce a farcelo vivere e di conseguenza non riusciamo a godercelo e anche a ricordarcelo. Il ricordo, infatti, è fatto sì di eventi ma anche e soprattutto di emozioni e se queste non vengono vissute perché impegnati a fare dell’altro, tutta la poesia di quel momento viene persa.

self di una coppia che si bacia

Credit foto
©Pexels

Ella, poi, sostiene che mentre in passato le fotografie venivano raccolte in album cartacei e venivano sfogliati spesso ora ciò accade di rado perché il numero spropositato di fotografie digitali non lo permette e abbiamo perso l’abitudine di stamparle. Di conseguenza la memoria che nasce e si fortifica dal ripercorrere momenti importanti tramite la visione delle fotografie si arrugginisce perché le fotografie digitali vengono un po’ dimenticate.

Marie Kondo nel suo libro “Il magico potere del riordino” consiglia di fare spesso una selezione delle fotografie digitali, di stampare quelle più importanti e di raccoglierle in album cartacei. Alla fine della selezione, poi, cestinare tutte quelle digitali passate in rassegna (sia quelle importanti sia quelle con poco valore), per creare spazio e ordine. Sia fuori che dentro di noi.

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La possibilità di immortalare un momento importante della nostra vita è sicuramente un’invenzione meravigliosa e geniale che permette di fermare il tempo, di incorniciare un ricordo, di far nascere emozioni forti.

Una bella fotografia racconta una storia, rivela un luogo, un evento, uno stato d’animo, è più potente di pagine e pagine scritte.
(Isabel Allende)

Come ogni strumento umano però non deve portarci a superare il limite oltre il quale rischiamo di diventare schiavi di quel determinato strumento. E soprattutto di perderne i benefici giungendo a dimenticarci il senso di quello che facciamo.

Fotografare sì ma con buon senso

Il consiglio è quello di vivere il presente, fino in fondo, con passione e trasporto e di scattare fotografie o effettuare una ripresa solo quando si ha vissuto pienamente quel determinato momento e di scegliere un’immagine simbolo di quel giorno che ci riporti alla memoria quell’accadimento speciale. Di fotografie, poi, ne bastano davvero poche per ricordare, quelle scattate in più servono solo a tentare di immortalare il momento perfetto, momento che però non è reale e che oltre a voler “ingannare” chi lo osserverà ruba tempo prezioso che mai più ritornerà.

Che senso ha, per esempio, fotografarsi mentre ci si bacia? Il vissuto emozionale del bacio stesso di quel momento non esiste, se poi viene scattata questa fotografia solo per pubblicarla in rete allora quel bacio perde tutto il significato che un atto d’amore può avere e si riveste solo di superficialità e desiderio di voler apparire.

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Viviamo di più e fotografiamo di meno…





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