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Salviamo i macachi dell'Università di Modena, come Yuri: l'appello della LAV

Di Daniela Bella - 22 Maggio 2014

Si chiama Yuri (foto in alto) ed è uno dei macachi dello stabulario dell’Università di Modena e Reggio Emilia, dove viene tenuta una colonia di macachi usati per gli esperimenti.

Ha circa due anni e mezzo ed è arrivato al centro di recupero fauna Esotica e selvatica di Monte Adone (Bologna) lo scorso 1 Agosto 2012. E qui è iniziata la sua nuova vita.

Grazie a un lungo lavoro di mediazione realizzato dal Comune di Modena, in particolare dall’Ufficio Diritti animali, la LAV (Lega Anti Visisezione) nel 2012 è riuscita ad ottenere dall’Università la liberazione del macaco, Yuri appunto, che prende il nome dall’uomo che lo ha consegnato nella sua nuova dimora.

Yuri e Ghirda

A Monte Adone, Yuri è stato affiancato a Ghirda, un anziano esemplare di scimmia rossa arrivata nel centro nel 2002, che proviene da un sequestro per maltrattamento. Quando Yuri è arrivato era ancora molto piccolo e Ghirda, che ha un forte istinto materno, lo ha praticamente adottato.

Ma mentre Yuri ha finalmente riacquistato una vita serena e fuori dai laboratori di vivisezione, nello stabulario dell’Università di Modena restano ancora una quindicina di esemplari che continuano ad essere sottoposti a sperimentazioni sui meccanismi cognitivi del cervello.

Stando alle dichiarazioni di Yuri Bautta, responsabile della LAV di Modena (l’uomo che ha liberato il macaco per intenderci), questi esperimenti sono molto invasivi: ne vengono usati un paio all’anno, dopodichè vengono uccisi. Gli altri, invece, servono per creare una colonia: in poche parole c’è un maschio Alfa che viene usato per la riproduzione, così da avere a disposizione un numero di esemplari più o meno stabile.

Perlomeno la LAV, dopo una lunga trattativa e anche grazie all’intermediazione dell’ufficio Diritti Animali del Comune, oltre ad ottenere la liberazione di uno dei macachi dello stabulario, è riuscita anche a far firmare un accordo che impegna l’Università di Modena a ridurre il numero di questi animali e nello specifico a non sostituire i macachi morti o ceduti come Yuri con l’acquisizione di nuovi individui.

L’obiettivo della LAV è che venga definitivamente chiusa questa linea di sperimentazione e che tutti i macachi vengano liberati.

Con l’entrata in vigore del nuovo decreto legislativo del Marzo scorso sulla sperimentazione animale, infatti, è stato vietato sul nostro territorio italiano allevare cani, gatti e anche primati da laboratorio. Questo significa che l’Università di Modena non solo non potrà più allevare primati (perché vietato dal nuovo decreto legislativo appunto) ma, grazie all’accordo stipulato con la LAV, non potrà nemmeno acquisire nuovi soggetti.

Il responsabile della LAV Yuri Bautta ha così commentato la vicenda:

“Noi volevamo esattamente che si verificasse questa situazione, perchè adesso l’unica soluzione sembra essere la chiusura dell’esperimento su macachi. Ma, dato che non siamo più riusciti ad avere incontri con l’Università, la nostra preoccupazione è che, in assenza di controlli, lo stabulario possa cedere i macachi ad altri laboratori. O che possa accadere anche di peggio. Per questo chiediamo ufficialmente all’Università di restituire la libertà a tutti questi animali, così come già hanno fatto con Yuri…”

Ma la situazione è molto delicata, e appare più complicata di quanto si possa immaginare. Secondo quanto spiegato dall’Ateneo, infatti, lo stabulario dell’Università è autorizzato da apposito decreto del Ministero della Salute, ed è controllato periodicamente dal veterinario responsabile incaricato dall’azienda sanitaria locale.

L’attività di ricerca, attiva da vari anni, dunque, è sempre stata svolta dopo aver ricevuto la prevista autorizzazione con apposito decreto del Ministero della Salute, il quale di prassi si avvale del giudizio tecnico dell’Istituto Superiore di Sanità.

Inoltre, l’Ateneo sottolinea:

“La presenza del nucleo di macachi ha permesso di evitare l’invio di esemplari da allevamenti molto distanti (Paesi Bassi), evitando lo stress da viaggio e salvaguardando il loro benessere, grazie anche alla presenza in un contesto familiare. La presenza di tale nucleo di primati ha consentito al gruppo di ricerca locale lo studio delle funzioni audiovisivo-motorie della corteccia cerebrale utilizzando modalità tecniche simili a quelle che hanno portato alla scoperta dei neuroni-specchio, un vanto nazionale…”

E i ricercatori spiegano anche che le nuove normative avranno delle ripercussioni sulla colonia di macachi, che impongono la separazione di alcuni componenti del nucleo familiare per evitare la possibilità di ulteriori riproduzioni dei macachi.

Nonostante ciò, l’Ateneo tiene a precisare che i macachi sono ospitati in condizioni giudicate ottimali nel corso delle ispezioni che si sono susseguite con regolarità.

Insomma, tutto sembra essere a norma, ma le mobilitazioni affinchè i macachi vengano liberati e la linea di sperimentazione chiusa continuano ad andare avanti. A questo punto non ci resta che attendere come si evolverà la vicenda.

[Fonte: www.corriere.it]

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