Inquinamento
Primo piano
Rifiuti

Morto Roberto Mancini, il poliziotto che aveva indagato sui rifiuti tossici e che aveva scoperto la Terra dei Fuochi

Di Daniela Bella - 2 Maggio 2014

Dopo una lunga lotta durata ben 12 anni, è morto lo scorso 30 Aprile all’ospedale di Perugia il vice commissario di polizia Roberto Mancini, 54 anni, che aveva indagato anche sui rifiuti tossici interrati dalla camorra nel territorio napoletano.

L’uomo, lo ricordiamo, è stato colpito da un linfoma non-Hodgkin, ovvero un cancro al sangue, ed era ricoverato nella struttura complessa di ematologia dove è stato assistito dalla moglie e dalla figlia.

Un cancro che ha contratto come conseguenza dei veleni respirati durante gli anni di lavoro tra rifiuti tossici e radioattivi.

L’unica cura per combattere la sua leucemia era data da un trapianto di midollo, ma purtroppo, a causa di un’infezione polmonare, complicanza dell’intervento, l’uomo non ce l’ha fatta.

Mancini nei primi anni ’90 aveva iniziato a lavorare sul traffico illecito di rifiuti in Campania. Nel 1996 aveva consegnato un’informativa alla Procura di Napoli: attraverso intercettazioni, pedinamenti, dichiarazioni di pentiti, aveva svelato nel dettaglio i nomi delle aziende del Nord coinvolte nel traffico, come l’Indesit e la Q8.

L’informativa, inoltre, descriveva i rapporti che c’erano tra camorra, massoneria e politica. Insomma, anticipavano quel sistema che, anni dopo, ha portato a quella che oggi definiamo Terra dei fuochi, vale a dire quella vasta area, situata tra le province di Napoli e di Caserta, caratterizzata dalla presenza di roghi di rifiuti.

Ma questa informativa venne presa in considerazione soltando nel 2011, ben quindici anni dopo. Solo in quell’anno, infatti, il pubblico ministero Alessandro Milita la ha trovato per poi metterlo agli atti del processo per disastro ambientale e inquinamento delle falde acquifere.

Tra gli imputati c’era anche Cipriano Chianese, broker dei rifiuti del clan dei casalesi, che gestiva tutto il sistema criminale.

La leucemia, invece, arriva nel 2002. E, come se non bastasse, trattandosi di una malattia giunta per “causa di servizio”, gli viene riconosciuto un risarcimento di soli 5.000 euro.

E fu così che Mancini intrapese la sua “guerra” contro lo Stato, battaglia che non si è mai conclusa. Nel Luglio del 2013, infatti, la Camera gli nega un ulteriore indennizzo, mentre il 6 Aprile del 2014 sono state consegnate a Montecitorio oltre 20mila firme in calce a un appello che chiede che a Mancini sia riconosciuto il giusto risarcimento. La Camera promette l’apertura di un’istruttoria. A oggi la petizione di change.org è stata sottoscritta da più di 60mila persone (vedi qui la petizione).

Nella petizione si leggeva la seguente:

“Roberto Mancini ha svolto un’indagine approfondita per anni sui rifiuti tossici interrati dalla camorra e per seguirne le piste ha respirato, toccato e assimilato i veleni che ne scaturivano.

Per questo motivo ha contratto un tumore ai linfonodi contro cui sta combattendo in un letto di ospedale, sottoposto ad un trapianto come ultima spiaggia per rimanere in vita.

Lo Stato che gli ha affidato questo incarico ora si sta defilando proponendo risarcimenti che sanno di elemosina.

Non esiste indennizzo adeguato a far recedere la malattia, ma non è giusto che chi ha messo a repentaglio la propria vita per il bene di tutti, venga poi abbandonato.

Chiediamo che al Vice Commissario Roberto Mancini venga corrisposto un giusto riconoscimento ed un giusto indennizzo per il suo impegno, nulla più di ciò che compete ad un servitore dello Stato, che per lo Stato si è ammalato e ora lotta per vivere…”

Ha lottato Mancini, ha lottato con tutte le sue forze per la vita. Lui, per il bene di tutto lo Stato, ha messo a repentaglio la sua salute e la propria vita, ma i suoi sacrifici sono stati vani: se le sue parole fossero state ascoltate subito, infatti, forse oggi si sarebbe potuto evitare tutto quello che è successo in questi anni. E invece no, ad ucciderlo è stato quel male che lui, con devozione e coraggio, aveva cercato di combattere.

Significative, a tal proposito, anche le parole del Movimento 5 Stelle:

“Roberto Mancini è morto nell’abbandono dello Stato a cui aveva giurato fedeltà. La promessa di una fedeltà mantenuta fino in fondo, ma non reciproca.

Qualcuno, e noi sappiamo i nomi, ha le mani sporche di sangue. Non è il momento di essere gentili, diplomatici, ipocriti. Come per i rifiuti, il problema è stato coperto per poi trovarci davanti ad un disastro ambientale senza paragoni in Europa. Ecco, in questi giorni i rappresentanti delle Istituzioni, preposte a dare il giusto riconoscimento e risarcimento a Mancini hanno tergiversato, rimandato, chiacchierato. Ora basta. Questi sono omicidi di Stato, e che nessuno si azzardi ad alzare polveroni che confondono i cittadini…”

I funerali si terranno sabato 3 Maggio, alle ore 11.30, nella basilica di San Lorenzo a Roma, a pochi passi dal commissariato dove lavorava.

✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬

Seguite Eticamente sulla Fanpage di Facebook, su Pinterest e su Twitter e non dimenticate di iscrivervi alla newsletter!





Newsletter
Iscriviti alla nostra newsletter e ricevi subito una speciale meditazione in omaggio!




© 2022 Copyright Media Data Factory S.R.L. - I contenuti sono di proprietà di Media Data Factory S.R.L, è vietata la riproduzione.
Media Data Factory S.R.L. sede legale in via Guercino 9 20154 Milano - PI/CF 09595010969