Animalismo
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Azienda Sanitaria di Firenze: cani e gatti di famiglia potranno restare accanto ai malati terminali fino alla fine

Di Daniela Bella - 28 Marzo 2014

Straordinario il legame che si instaura tra l’uomo e il proprio cane. Straordinario il modo in cui quel piccolo amico a quattro zampe ti resta vicino in ogni situazione, incondizionatamente.

Un rapporto che è difficile da spiegare a parole, solo chi ne possiede uno può davvero capire cosa ci sia dietro quello speciale, a dir poco magico, rapporto che li lega nel tempo.

La Pet Therapy (in italiano zooterapia), per chi non lo sapesse, è una “terapia dolce”, basata sull’interazione uomo-animale.

Si tratta di una terapia che integra, rafforza e coadiuva le tradizionali terapie e può essere impiegata su pazienti affetti da differenti patologie con obiettivi di miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale e psicologico-emotivo.

In genere si tratta di animali messi a disposizione dallo stesso ospedale, ma adesso ecco che i malati terminali potranno avere al proprio fianco anche i propri amici a quattro zampe, siano essi cani o gatti, fino al loro ultimo respiro.

Sì, perchè nei tre hospice dell’Azienda Sanitaria di Firenze (ASF) diretti dal dottor Piero Morino, quello di San Felice a Ema, delle Oblate e al San Giovanni di Dio, gli animali d’affezione, cani o gatti che siano, potranno infatti entrare e stare con i loro inseparabili amici per rendere meno duro il distacco.

L’Azienda spiega che si tratta di un protocollo finalizzato alla gestione dell’accesso e alla permanenza all’interno della struttura di cani e gatti appartenenti al nucleo familiare dell’ospite, protocollo che è stato messo a punto all’hospice di San Felice a Ema, dove, insieme ai volontari della Fondazione italiana di leniterapia (File), l’esperto personale della Asl accompagna chi si trova nella fase terminale di una malattia inguaribile.

L’Azienda spiega inoltre che il protocollo, alla cui stesura hanno collaborato Cristina Rossi della direzione infermieristica e il dottor Carlo Ciceroni del servizio di Sanità pubblica veterinaria, serve a fornire ad operatori e volontari le informazioni su come favorire questa compagnia, in tutta sicurezza per sè e per gli ospiti del centro. Mette insomma nero su bianco una prassi che era in uso da tempo e che lo scorso anno consentì a un paziente delle Oblate di decidere serenamente di rinunciare alla dialisi pur di restare accanto al suo setter che gli era saltato sul letto.

I tre hospice dell’azienda dispongono complessivamente di 31 posti letto ed hanno ospitato lo scorso anno circa 600 persone, per le quali si è cercato fino all’ultimo minuto di migliorare la qualità della vita di chi si trova nella fase terminale di una malattia inguaribile, trattandola con ogni mezzo idoneo, medico, assistenziale, psicologico, spirituale, e con tutto il supporto e l’assistenza possibili a dare pienezza e conforto in quel tempo residuo sia al paziente che ai familiari, ai conoscenti più vicini e per fronteggiare il dolore, la separazione, la morte ed il lutto.

Ebbene, poter avere al proprio fianco, negli ultimi momenti di vita, il proprio amico a quattro zampe fa parte di questo delicato, quanto doloroso, processo.

Ovviamente gli animali, per poter entrare nei tre hospice, dovranno rispettare delle condizioni. Anzitutto devono essere animali docili, in buone condizioni di salute e di buon carattere.

I familiari del degente dovranno assicurare le cure necessarie e le passeggiate quotidiane, mentre i volontari dei tre hospite dovranno occuparsi dell’integrazione dell’animale all’interno dell’ospedale e dovranno aiutare anche quei pazienti che, eventualmente, hanno paura o timore dell’animale ospitato.

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