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Maria Silvia e Francesca, coppia omosessuale sposata e con quattro figli: ecco la lettera inviata a Papa Francesco

Di Daniela Bella - 17 Marzo 2014

La loro storia la conosciamo un po’ tutti. Si chiamano Maria Silvia Fiengo e Francesca Pardi, 46 e 47 anni, e sono due donne omosessuali che, dopo 18 anni d’amore, più di un anno fa hanno coronato il loro sogno: rendere ufficiale la loro unione e avere una famiglia numerosa.

Oggi vivono a Milano, ma il loro matrimonio non è certo avvenuto in Italia, dove le nozze tra due donne non possono essere celebrate. No, si sono sposate a Barcellona, in Spagna.

E hanno fatto tutto secondo i piani, il loro doveva essere un matrimonio in grande, con tanto di abito bianco col velo, confetti, bomboniere e lista nozze. Un evento a cui hanno partecipato tutti gli amici e parenti, figli compresi. Sì, perchè grazie all’inseminazione artificiale la coppia ha avuto quattro splendidi bambini (una femmina e tre maschi, due dei quali sono gemelli).

Immagine da: www.marieclaire.it

Si sono divise le gravidanze, così come ogni giorno si dividono le incombenze di casa e i compiti di genitori con i propri figli. Sono due mamme, due mamme che non hanno nulla da inviare ad una coppia eterosessuale.

Maria Silvia Fiengo ha anche fondato una casa editrice, chiamata “Lo Stampatello“, che cura libri per bambini, figli di coppie omosessuali. Sono sempre di più i figli di coppie omosessuali in Italia ed è dunque fondamentale per ogni bambino specchiarsi nei racconti e nei libri illustrati.

La compagna, Francesca Pardi, è autrice dei libri “Piccola storia di una famiglia: perché hai due mamme?“, “Piccolo uovo” e “Qual è il segreto di papà?“. Presentando i suoi racconti, la donna dichiara:

“I miei racconti nascono dal bisogno reale di rispondere alle domande dei bambini: dei miei figli o dei loro amici. La nostra esperienza mi ha insegnato che spesso sono i bambini ad avere qualcosa da insegnare agli adulti, quando si tratta di affrontare situazioni che escono dalla norma. Per questo cerco di avere il loro sguardo, quando gli parlo di realtà per cui spesso noi adulti facciamo fatica a trovare le parole…”

Ma il lavoro svolto da Francesca e Maria non è stato visto di buon occhio da tutti, tanto che la coppia ha dovuto far fronte a numerosi attacchi omofobi, attacchi rivolti anche ai loro figli “destinandoli a infelicità certa, come una strega cattiva che si affaccia sulla loro culla“.

E così Francesca ha deciso di scrivere una lettera rivolta a Papa Francesco affinchè, in quanto persona di buon cuore e autorità della Religione Cattolica, a cui fanno riferimento molti politici insieme a milioni di cittadini italiani, possa dar loro appoggio e sostegno di fronte ad uno scenario a dir poco raccappricciante, dimostrando come, al di là delle leggi e delle religioni, gli omosessuali sono delle persone che hanno il diritto di vivere una vita felice e serena come tutti gli altri.

Questa la lettera di Francesca a Papa Francesco:

“Caro Papa Francesco,
Le scrivo per due ragioni: la prima è che Lei è la più alta autorità della Religione Cattolica, a cui fanno riferimento molti politici insieme a milioni di cittadini italiani, la seconda è che penso che Lei sia una brava persona.

Ho 48 anni, 4 figli, sono mamma da 11 anni, innamorata da 20 della stessa persona con cui ho costruito la mia famiglia, e omosessuale da 30. Io e Maria ci siamo sposate in Spagna l’anno scorso. I nostri bambini, una femmina e tre maschi, sono nati con l’aiuto dell’inseminazione eterologa all’estero.

Viviamo serenamente nel nostro contesto sociale, ma sono ormai anni che in tv, sui giornali o sul web veniamo trattate con disprezzo o peggio insultate, insieme ai nostri figli – a volte con odio, altre col sorriso – da persone che impugnano il vessillo della Religione Cattolica e sostengono che non facciamo parte del disegno divino. Con tutta sincerità posso raccontarle quanto il nostro nucleo famigliare incarni i valori della famiglia, del sostegno reciproco, della dedizione ai figli, della fedeltà coniugale. La invito a venirci a trovare per verificare di persona.

Siamo state paragonate alle più orrende situazioni di degrado famigliare, sono state lanciate maledizioni sui nostri figli destinandoli a infelicità certa, come una strega cattiva che si affaccia sulla loro culla.

Siamo state accusate di tutto senza mai aver fatto nulla in nome di un ordine naturale che violeremmo, ma quante defezioni a quest’ordine naturale vengono serenamente accettate ogni giorno dagli esseri umani che volano in aereo, si curano e lavorano con un computer?

Pensavo che la vostra fosse una religione guidata da un messaggio evangelico di accoglienza e amore, così mi hanno insegnato a catechismo quand’ero piccola.

Io non credo in Dio, non per principio ma perché – come il catechismo insegna – la fede non è una scelta, o c’è o non c’è (un po’ come l’omosessualità) ma rispetto chi ci crede e festeggio il Natale coi miei figli perché mi piace la storia di quel bambino buono più di tutti gli altri venuto per salvare il mondo. Anche Lei pensa che sono le persone come me, mia moglie e i miei figli, frutto del nostro amore, ciò da cui il mondo va salvato?

Se non lo pensa, dica qualcosa a chi non vuole darci dignità di esistere così come siamo, a chi ci vuole fuori dal disegno di Dio.

Se il vostro Dio esiste, se è la vita che ci comprende tutti, sono certa che ha un posto nel mondo anche per noi e per i nostri figli, nuove famiglie di un mondo che cambia ma deve restare un mondo buono. Meglio accettare un cambiamento e ritrovarvi i valori di un tempo, o rifiutare questo cambiamento e in nome di quei valori – tradendoli tutti – cercare di cancellare le nostre vite, che sono strutturate, belle, reali, sane?

Venga a trovarci alla festa delle Famiglie Arcobaleno a Firenze, parli con noi, ci guardi: non ci meritiamo di essere cancellati né dalla religione né dalle leggi, siamo il frutto di questa vita, e la vita è bella, anche per noi.

PorgendoLe i i miei saluti sinceri.”

E chissà se questa lettera riceverà mai una risposta…

[Fonte per la lettera: lecosecambiano.org]

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