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Emmanuel Giboulot, viticoltore biologico che rischia la galera per aver rifiutato l'uso di pesticidi: firma la petizione!

Di Daniela Bella - 12 Marzo 2014

Un viticoltore francese, produttore di vini biologici, rischia la prigione perchè si è rifiutato di impiegare dei pesticidi.

Lui si chiama Emmanuel Giboulot, ha 51 anni e sta combattendo una lunga e dura battaglia per essersi rifiutato di utilizzare un particolare pesticida, reso obbligatorio da una norma locale, per contrastare la flavescenza dorata, tipica malattia della vigna, causata da un particolare insetto, la cicalina, ma anche per eliminare quegli animali impollinatori, come le api.

Immagine da: www.ecquologia.com

Ma Giboulot, che è un viticoltore biologico e da più di 30 anni lavora per preservare gli equilibri ecologici della propria vigna, si è rifiutato di utilizzare quel pesticida perchè avrebbe vanificato il lavoro di tutta una vita.

E la cicalina? Mica ha lasciato che si insediasse nei suoi vigneti? Assolutamente no. Mantenendo i suoi principi, infatti, l’uomo ha scelto di impiegare numerosi trattamenti naturali ben conosciuti dagli agricoltori biologici.

Qualche esempio? Le viti possono essere protette con felci e argilla calcinata. Esistono poi delle trappole apposite ed efficaci contro le cicaline. Si possono anche stendere nelle vigne, strati di paglia di avena o di stagnola: la luminosità, infatti, funge da repellente contro l’insetto.

A questo, inoltre, va aggiunto che la cicalina è un insetto che ha molti predatori naturali, tra cui ragni e mantidi religiose: tutti insetti eliminati nei vigneti non biologici a causa dell’utilizzo di pesticidi appunto.

E così Giboulot ha continuato a “proteggere” i suoi vigneti così, fino a quanto la scorsa estate è stato raggiunto da un ispettore della direzione regionale dell’Agricoltura che gli ha chiesto di mostrare le fatture di acquisto dell’insetticida: Giboulot ha dichiarato di non averlo usato e così è stato denunciato.

E non ha alcuna intenzione di cedere. L’uomo, infatti, sostiene che un trattamento sistematico, senza alcun sintomo della malattia, non sia la soluzione migliore per risolvere il problema.

In questi casi, dunque, sarebbe necessario e opportuno pensare ad altre opzioni che garantiscano la salute degli agricoltori e dei consumatori.

Per sostenere la battaglia di Giboulot è anche partita una petizione, che in pochissimo tempo ha ottenuto migliaia di firme e consensi.

Lo scorso 24 Febbraio, Giboulot è dovuto comparire in udienza al tribunale di Digione, ottenendo un rinvio a giudizio previsto per il 7 Aprile prossimo. Se dovesse perdere la causa, potrebbe rischiare 6 mesi di carcere o il pagamento di una sanzione pari a 30mila euro.

Vi trovate d’accordo con la tesi esposta da Giboulot? Allora potete dargli il vostro sostegno firmando la petizione che potete trovare cliccando qui.

[Fonte: ambientebio.it]

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