Educazione
Primo piano

I 3 principi per diventare un genitore Secondo Natura

Di Redazione - 4 Luglio 2015

Di certo da quando hai deciso di avere un figlio i momenti di gioia non sono mancati, ma se qualcuno ti chiedesse di sostenere che il ruolo di genitore è una passeggiata, probabilmente risponderesti: “Ahimè no, non posso confermarlo”.

E se invece ti dicessimo che è possibile vivere quel ruolo con semplicità e soddisfazione? In particolare per la crescita dei bambini Madre Natura ha stabilito alcuni principi immutabili che, se seguiti:

ti permettono di eliminare qualsiasi dubbio rispetto alla cosa migliore da fare per tuo figlio, per esempio se è ora di togliere il pannolino, di farlo dormire da solo o di lasciarlo uscire con gli amici.

Ti permettono di fare le cose giuste al momento giusto, e dunque di vivere in armonia, di guadagnare tempo prezioso, di far sentire tuo figlio amato e rispettato, risparmiandoti le numerose situazioni in cui di solito esprime il suo disagio (capricci inclusi).

Quali sono i principi di Madre natura?

Sono cose semplici che anche tu puoi osservare ogni giorno in tuo figlio, a patto di non lasciarti annebbiare da ansie, condizionamenti, preconcetti, fretta, nervosismo o paure.

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Primo principio secondo natura: osservazione

I bambini non sono vasi vuoti da riempire, ma vasi pieni di progetti, talenti e desideri da esprimere, manifestare e realizzare. Se osservi con attenzione e senza pregiudizi un bambino mentre ride, gioca, piange, dorme, mangia, fa i capricci, urla, parla, ti guarda o ti chiede le coccole, riesci a capire sempre di cosa ha bisogno, che cosa vive e che cosa sta provando, e di conseguenza diventa facile poterlo soddisfare, assecondare o accogliere. Il nostro problema è che oggi siamo convinti che i bambini siano creature da istruire, informare, plasmare in base a regole e comportamenti astratti che ci sono stati tramandati, e questo è uno dei primi grandi ostacoli per un genitore che voglia instaurare un rapporto armonioso e autentico con il figlio.

Tuo figlio è un vaso pieno. Questo vale anche quando deve imparare o abituarsi a vivere una cosa nuova: dentro di lui si formano già impulsi e intuizioni su come fare o perché fare certe cose e non altre. Quando lo vedi interessato a qualcosa, quando lo vedi assorto in un’attività specifica, per esempio a giocare per ore al meccanico, sta solo mettendo in pratica, sperimentando e verificando qualcosa che è già avvenuto dentro di lui. Assecondalo sempre: la possibilità di verificare fuori quello che ha già visto dentro di sé è uno dei pilastri per mantenere alta la sua autostima e la sua fiducia in se stesso. Forse ti sarà più facile capirlo se pensi a questo: tuo figlio non riceve lezioni o istruzioni da te per imparare a mangiare, a parlare, a camminare, a correre, a osservare o ad afferrare qualcosa. Eppure nel tempo lo fa, e lo fa benissimo.

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Tu semplicemente gli dai l’esempio e lo assecondi. Perché non dovrebbe valere lo stesso discorso per tutte le cose che deve ancora “imparare”?

Secondo principio secondo natura: assorbimento incondizionato e imitazione

Ci sono altri due meccanismi che la natura ha previsto per il bambino quando si tratta di imparare (dalle cose più basilari, come mangiare, muoversi, afferrare, tagliare, scrivere o leggere, alle cose più complesse come accogliere i sentimenti, esprimere le emozioni, usare un certo tipo di linguaggio, interagire con gli altri ecc.): l’assorbimento incondizionato e l’imitazione.

Il bambino, in particolare nei primi sette anni di vita, assorbe in modo incondizionato tutto ciò che vive e percepisce nell’ambiente familiare circostante (in particolare da mamma e papà). È come una spugna immersa in una bacinella d’acqua. E come la spugna, che non può scegliere se bagnarsi o restare asciutta e nemmeno quanto impregnarsi, così lui assorbe ciò che accade all’esterno senza riuscire a filtrarlo.

Assorbe i comportamenti di mamma e papà, le loro abitudini, le loro emozioni, i loro pensieri, i loro modi di fare. Se questi sono adeguati, armonici, sereni, amorevoli, efficaci, anche i suoi lo saranno. Un meccanismo meraviglioso e perfetto, che permette a ciascun individuo di imparare moltissimo in pochissimo tempo pur disponendo di risorse e competenze limitate (quali possono essere quelle del bambino a confronto di quelle di un adulto).

Ma tuo figlio non si limita a questo. Quante volte l’hai visto correrti dietro affannato dicendo: “Anche io”, “lo voglio anch’io”, “voglio provare anch’io”, “lo faccio anch’io”? Questo desiderio/bisogno impellente di imitare le persone di cui si fida è un altro grandioso strumento che gli permette di imparare moltissime cose divertendosi, senza sforzo e in modo del tutto naturale. Fai in modo che trascorra molto tempo con te (nei limiti del possibile) e, quando è possibile, lascia che faccia quello che fai tu (a modo suo, giocando e divertendosi).

23 Nov 2012 --- Son mimicking father as he puts on shaving cream. --- Image by © Hero Images/Corbis

23 Nov 2012 — Son mimicking father as he puts on shaving cream. — Image by © Hero Images/Corbis

Terzo principio secondo natura: sensibilità e sensitività

Ci sono altre due caratteristiche essenziali che a volte diamo per scontate. I bambini sono ipersensibili alla vita, alle emozioni, ai sentimenti: sviluppano una naturale empatia con piante, animali ed esseri umani, adulti e coetanei. Sono rispettosi, collaborativi, amanti del bello, del buono, del giusto.

Sono sensitivi: colgono i pensieri delle persone che hanno attorno, le loro emozioni e i loro stati d’animo, spesso arrivando anche ad anticipare e a verbalizzare gli eventi prima che accadano. Chi più chi meno, ogni bambino gode di queste caratteristiche innate. Il problema è che gli adulti non lo sanno e pensano che sia una macchina da far funzionare, un piccolo “selvaggio” da indottrinare, che deve imparare a comportarsi per poter stare al mondo (tutti preconcetti e condizionamenti che poco hanno a che fare con la natura e i bisogni del bambino). Con la conseguenza che, spesso, il bambino si adatta al prototipo che gli viene imposto.

Perché si adatta a ciò che gli adulti vogliono da lui (anche se ogni tanto si ribella, spesso proprio attraverso i capricci)? Perché rinuncia alla sua natura per omologarsi all’immagine che gli adulti vorrebbero o hanno di lui? Il motivo è molto semplice: ha un disperato bisogno d’amore. Sì, l’amore, quella strana cosa che oggi, nonostante millenni di evoluzione, noi adulti stentiamo ancora a capire, a descrivere, a volte anche a manifestare. Se si accorge di non ricevere le attenzioni che desidera e che queste sono sostituite da giudizi, paragoni, incomprensioni o ramanzine, tende a mettersi facilmente in discussione e si convince di essere lui il problema (anche se non è così).

Pur di ricevere amore e gratificazione, finisce per dimenticare se stesso e per adattarsi a ciò che mamma e papà vogliono. È il caso dei bambini che non esprimono i loro sentimenti ma poi si ammalano, che stanno sempre zitti e buoni ma poi balbettano o sviluppano tic, che sorridono e dicono che va tutto bene ma soffrono di allergie o di bronchiti croniche, che cercano in tutti i modi di adattarsi ma vengono definiti iperattivi, che scelgono scuole o mestieri per fare contenti i genitori e poi si alienano con alcol e spinelli.

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Forse ci vorranno anni prima che gli adulti si convincano che un bambino, quando piange, piange davvero, che ha davvero bisogno di tutto il tempo e l’amore di mamma e papà. Che se vuole giocare tutto il giorno non sta facendo il furbo per sottrarsi alle responsabilità, che se dice di non voler andare a scuola non è necessariamente un asino, che se fa i capricci non è solo perché ha qualche grillo per la testa: lo fa, semplicemente, perché è un bambino, e impedirgli di vivere la sua infanzia è uno dei primi crimini che gli adulti commettono, non solo nei confronti dell’umanità, ma soprattutto nei confronti del loro bambino.

E ora da dove comincio con mio figlio?

Adesso vogliamo lasciarti 3 suggerimenti pratici lampo per aiutarti ad assecondare i 3 principi:

1) Dato che tuo figlio è un vaso bello pieno, puoi limitare di spiegare con troppa frequenza come si fanno le cose, correggerlo quando sbaglia mostrandogli la via giusta o rispondere ai suoi perché come se stesse aprendo una enciclopedia. Quando ti dice che non è capace puoi rispondergli per esempio: “Prova…. Come si potrebbe fare?…. Riprova… sono certa che ci puoi riuscire”. Quando “sbaglia” rassicurarlo e permettigli di riprovare, di ripetere di nuovo da solo e eventualmente di sbagliare e ripetere ancora. Quando ti fa domande, prima di rispondergli in maniera automatica, puoi dirgli: “Secondo te perché?… secondo te cosa succede?….. Secondo te come si fa?….”

2) Prenditi del tempo, anche poco all’inizio se non sei abituato o se non sai organizzarti in modo che tuo figlio possa stare con te e imitarti. Se è piccolo fai diventare le tue faccende quotidiane un bel gioco che possa fare anche lui a suo modo. Se è più grande non pretendere che faccia i compiti da solo nella sua stanza o che “vada a giocare di là”: più condivide gli spazi e il tempo con te e più imparare attraverso una delle sue modalità elettive, l’imitazione. In più puoi scegliere ogni giorno di fare o dire qualcosa che vorresti facesse o dicesse anche tuo figlio da adulto così da sviluppare azioni e modalità che siano un buon esempio per lui. Per esempio potresti oggi aiutare una signora anziana ad attraversare la strada, domani potresti aiutare il tuo vicino di casa a fare la spesa, dopodomani potresti decidere di dire a più persone “ti voglio bene”.

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3) Impegnati ad ascoltare tuo figlio di più. Fagli delle domande, lascia che ti racconti come si sente, cosa sperimenta, cosa vive mentre gioca, quali sono i suoi sogni o le sue paure. Accogli quello che ti dice senza giudicare, senza commentare. Limitati a ringraziare per la sua condivisione e aiutalo soltanto se te lo chiede. Accogliere senza giudizio le emozioni e il vissuto dei nostri figli li aiuta a mantenere un alto senso di autostima e ad aumentare la fiducia che nutrono nei nostri confronti.

Profilo autori

Roberta Cavallo e Antonio Panarese, autori dei libri best seller scelti da 50.000 famiglie italiane: “Smettila di fare i capricci” (Mondadori) – “Smettila di reprimere tuo figlio” e “Le 7 Idiozie sulla crescita dei bambini” (Unoeditori). Sono formatori specializzati nell’infanzia e consulenti genitoriali. Fondatori di Bimbiveri, società per la crescita felice dei bambini, hanno gestito per cinque anni un centro di affido familiare per minori disagiati collaborando con i servizi sociali di Torino, Casale Monferrato, Leinì e Viterbo. Sono stati intervistati da Uno Mattina, Radio Rai1, Gioia, Repubblica, Starbene, Il Giornale, Radio 24, Radio Deejay, Vanity Fair.





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