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Taranto: tracce di dossina e Pcb nelle uova di alcune masserie nell'agro di Martina Franca e di Crispiano

Di Daniela Bella - 5 Febbraio 2014

Lo scorso 8 Gennaio il Fondo Antidiossina ha lanciato un allarme dopo che, a seguito di alcune analisi, sono state trovate tracce di diossina e Pcb (policlorobifenili) nelle uova prelevate da alcune masserie nell’agro di Martina Franca e di Crispiano, in provincia di Taranto.

Immagine da: www.vivavoceweb.com

Allarme che è stato confermato anche dai dati ufficiali acquisiti dalla onlus e redatti dal Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto e dell’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata.

Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina, è tornato sulla questione dopo aver ottenuto i rapporti di prova con cui già in passato l’Asl aveva certificato la presenza degli inquinanti nelle uova.

Il dato allarmante è che in questa documentazione non solo risultano superati i “valori di azione” (limite di 1,75 picogrammi per grammo di materia grassa che impongono ulteriori indagini e procedure di risanamento), ma anche i “valori limite” (di 5 picogrammi per grammo di materia grassa in base ai quali va vietata la commercializzazione e c’è l’obbligo di distruggere il prodotto).

Addirittura, in una masseria di Crispiano il valore delle diossine e dei pcb superava gli 11 picogrammi per grammo di materia grassa

La direzione generale dell’Asl di Taranto, replicando all’esito degli esami fatti eseguire dal Fondo Antidiossina onlus, aveva però tranquillizzato dicendo che l’analisi sulle uova erano risultati conformi alle attuali norme di legge che non generano sospetti di rischio sanitario.

Ada Le Noci, coportavoce dei Verdi di Taranto, in una nota ha sottolineato:

“La presenza di questi inquinanti nelle uova e negli animali fa presagire una grave compromissione della catena alimentare del nostro territorio. Chi vive fuori dal territorio nel quale è interdetto il pascolo, venti chilometri intorno all’Ilva, non è infatti esente dai rischi derivanti dalla presenza della diossina negli alimenti di origine animale che si accumula anche nell’organismo umano con l’alimentazione e che può produrre danni alla salute a distanza di molti anni…”

Parte di questi inquinanti è da attribuire agli insediamenti industriali presenti nel territorio che non solo stanno compromettendo la salute degli abitanti, ma anche quella dei prodotti alimentari.

Le Noci, infatti, prosegue dicendo:

“Le istituzioni locali dovrebbero ammettere che gli insediamenti industriali stanno compromettendo in maniera inesorabile la salute degli abitanti della provincia di Taranto e la qualità dei prodotti alimentari con ingenti danni economici alle categorie produttive degli agricoltori, dei maricoltori e degli operatori turistici. Chiediamo alle istituzioni locali di intervenire affinchè questo scempio sia al più presto fermato. Ci aspettiamo una reazione forte da parte di tutti i vertici istituzionali che si traduca in azioni concrete a tutela del territorio e che finalmente si proceda con la chiusura degli impianti inquinanti…”

Fabio Matacchiera per porre fine alla diffusione di sostanze inquinanti come diossina e Pcb, chiede un supporto dell’organo tecnico regionale di controllo, ARPA Puglia, per la definizione di un piano di monitoraggio e controllo ambientale sanitario da attuare congiuntamente con la ASL Taranto finalizzato ad una efficace prevenzione primaria.

Il presidente del Fondo Antidiossina, tornando sulla faccenda, dichiara:

“Abbiamo dimostrato, con dati alla mano, che le Diossine ed i Pcb stanno insidiando pesantemente anche l’agro di Crispiano e quello di Martina Franca. Le galline allevate in batteria, quindi non a contatto con il terreno, non risultano contaminate. Al contrario, quelle che razzolano libere nelle masserie producono uova che risultano positive alla presenza di diossine e di pcb.dl. con valori che superano anche del doppio il ‘valore limite’. Il raggiungimento ed il superamento di tale valore obbliga le autorità a vietare la commercializzazione e a disporre la distruzione delle uova…”

Come replicare, dunque, a tutto ciò?

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