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La fiaba nella scuola steineriana: uno dei più validi strumenti educativi

Di Valeria Bonora - 5 Dicembre 2011

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Nelle scuole steineriane la fiaba è considerata uno dei più validi strumenti educativi e, nelle classi elementari, insegnanti e genitori ne fanno abbondante uso.

Nella convinzione che l’età giusta per raccontare una fiaba vada dai quattro ai nove anni, si utilizzano un numero sempre maggiori di racconti tratti sia dalla propria cultura che da quella di altri popoli. Inizialmente vengono proposti racconti che descrivono un destino semplice, tra cui, Cappuccetto Rosso, Rosaspina, Biancaneve, I sette caprettini; dopo i cinque anni si aggiungono quelli con uno sviluppo più complesso che rivela i primi tentativi di lotta tra le potenze buone e quelle cattive per il dominio dell’animo umano. E’ importante tenere presente l’età dei bambini nella scelta del racconto da presentare loro, in quanto, essi devono essere in grado di seguire l’intreccio e, più sono piccoli, più e’ bene ripetere loro, parola per parola , la stessa fiaba.

Si pensa che il momento migliore per proporre la fiaba sia verso la fine della giornata questo perchè la mattina si è pronti per essere attivi, mentre, si ritiene che le fiabe siano un’attività crepuscolare, quando si è verso uno stato sognante. Non a caso la fiaba, in passato, veniva raccontata di sera, durante il crepuscolo, quando la famiglia dopo una giornata di lavoro, si riuniva davanti al focolare per ascoltare una storia che uno dei più anziani raccontava agli altri membri, ricordando quanto avesse ascoltato da bambino.

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Ma perchè le fiabe sono considerate così importanti nelle scuole Waldorf?

Le fiabe popolari hanno a che fare con esperienze comuni raccontate per generazioni; le situazioni descritte in essa, rappresentando il percorso di sviluppo che va dall’infanzia all’età adulta, sono riconoscibili per persone di tutte le età. Ciò che e’ giusto e ciò che è sbagliato è evidente dagli eventi nella storia.

Nella fiaba streghe e Troll sono personaggi furbi, adulatori, cinici e dall’indole avida e animalesca, caratteristiche presenti anche nelle persone della vita reale. La fiaba è un valido strumento di mediazione che consente di vivere anche l’aspetto più crudo della realtà -il male- e di acquisire una conoscenza dell’umanità altrimenti inaccessibile, facendo nascere nei bambini il senso di giustizia e dell’ingiustizia.

Attraverso le fiabe i bambini vivono i loro sentimenti e le loro paure, nella speranza che il lieto fine giungerà anche per loro, proprio come accade nei racconti: alla fine, dopo tante peripezie, il bene vince sul male.

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Dunque, si può affermare che attraverso la fiaba i bambini si preparano ad affrontare la vita e questo assunto fa sì che la pedagogia steineriana la ritenga un’importante materia di studio.

Rudolf Steiner, infatti, ha insistito spesso sulla necessità di andare incontro al bisogno di immagini dei bambini. Di seguito le sue parole:

<<il bambino ha in sé delle forze che se non vengono recuperate in rappresentazioni immaginative, possono essere dirompenti. E che cosa ne consegue? Sono forze che non vanno perdute, ma anzi tendono ad espandersi, ad assumere un’esistenza propria, a penetrare nel pensiero, nel sentimento, negli impulsi volitivi. Che uomini ne vengono fuori? Dei ribelli, dei rivoluzionari, persone insoddisfatte, che non sanno quello che vogliono, perchè vogliono qualcosa che non si può sapere>>.

Questo assunto fa sì che la fiaba e, in generale, racconti e immagini vengano utilizzate dal maestro Waldorf come strumenti per affrontare, da un lato, aspetti della vita quotidiana e, dall’altro, per rendere più accessibili materie di studio quale, ad esempio, la scrittura. E’ cosi che la fiaba diviene il pretesto per insegnare l’alfabeto e dare un significato a lettere che di per sé non hanno senso. Si cerca, dunque, un elemento che richiama nella forma e nel suono iniziale la forma della lettera, quindi, per la A potrebbe essere un Angelo, la b un bambino, la c una culla e così via. Questo approccio dà un significato profondo alle lettere perché saranno collegate ad una storia che assume nella vita del bambino un’importanza tale da radicarsi nella sua memoria.

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Anche nell’insegnare la matematica i numeri e calcoli vengono introdotti attraverso immagini. La Storia viene proposta prima attraverso le fiabe e i racconti di animali e poi piano piano si passerà alle storie dell’Antico Testamento, ai brani della mitologia nordica e solo in quinta elementare verranno presentate le civiltà Greche e Romane fino ad arrivare alla storia dei giorni nostri.

Da quanto suddetto si può concludere che il piano di studi proposto nelle scuole steineriane è totalmente diverso da quello vigente nelle scuole tradizionali ed il motivo è da ricercare nella volontà di mettersi in relazione con la fase di sviluppo del bambino. Proprio per non costringere gli alunni ad accettare vuote astrazioni convenzionali, appartenenti al mondo degli adulti, la pedagogia Waldorf introduce ogni argomento con l’ausilio di storie.

Valeria Montuori





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